sabato 19 febbraio 2022

Casa Vacanze sul Lago di Como. Il balcone di Betty

Cercate una casa vacanze sullo splendido lago di Como? Vi suggerisco Il balcone di Betty  (vai alla pagina e prenota subito)

Il balcone di Betty è una porzione di casa situata in un antico borgo non lontano dal Castello di Rezzonico sul lago di Como. La meravigliosa vista lago che si ha dal balcone all'ingresso della casa, vi lascerà senza fiato, e il bosco sottostante, dove è facile incontravi cervi, renderà il vostro soggiorno più unico che raro. Il balcone di Betty è adatto a chi ama la tranquillità e la natura, ma anche un alloggio semplice e vero. Betty sarà felice di accogliervi

Are you looking for a holiday home on the beautiful Lake Como? I suggest Betty's balcony (go to the page and book now)

Betty's balcony is a portion of a house located in an ancient village not far from the Castle of Rezzonico and the lake (10mn on foot). The wonderful lake view from the balcony at the entrance of the house will leave you breathless, and the forest below, where it is easy to meet deer, will make your stay more unique than rare. Betty's balcony is suitable for those who love tranquility and nature, but also simple and true accommodation. Betty will be happy to welcome you

lunedì 16 novembre 2020

Giuseppe Conte e l'infelice frase: "il Natale in tanti non viene bene", se lo dice il Presidente

Mi piacerebbe chiedere a Giuseppe Conte dei sui raccoglimenti spirituali il giorno di Natale in famiglia nella sua amata Puglia. “Natale momento di raccoglimento spirituale” afferma in un video “ in tanti non viene bene” conclude. Questa sua affermazione, fatta durante la tre giorni della Cgil Futura, ha un non so che di beffardo. Non riesco a credere che questo lo abbia potuto dire un pugliese, uno che conosce molto bene il significato di Natale in meridione. Ma probabilmente il nostro bel Conte, così raffinato, elegante, e forse un po' snob, i suoi Natali li passa tristemente a tavola con due o al massimo tre persone, forse quattro. Perché questa importante festa che tra i pugliesi esplode in fuochi d'artificio il giorno della vigilia e il giorno dopo e quello dopo ancora in cui solo per preparare il fritto misto si impegnano la mamma, la zia, la sorella e l'altra zia, in cui i bambini superano per numero quello degli adulti e tra fratelli, sorelle, nonni e consorti se ne contano non meno di una trentina se va bene, a lui non piace fatta così e forse un po' se ne vergogna ora che ha una reputazione da difendere. Già, perché il terrone che c'è in lui vuole essere domato in nome dell'eleganza che una posizione come la sua richiede. E allora, per convincersi, arriva a pronunciare quelle parole che di fatto rinnegano le sue stesse origini e con esse la cultura e le sue stesse qualità che lo hanno portato a diventare Presidente del Consiglio.
Povero Conte, pur di nascondere i suoi errori e quelli del governo in fatto di organizzazione e gestione della pandemia; sui pochi posti letto aggiunti durante la tregua in terapia intensiva, sulle misere attrezzature date in dotazione a medici e infermieri e sulla totale impreparazione in gennaio quando era chiaro che sarebbe presto arrivato il virus, cause che ci hanno portato nella situazione in cui ci troviamo, pur di nascondere tutto questo dicevo, , arriva a rinnegare pure il Natale come occasione di ospitalità e di raccoglimento di tutta la famiglia continuando di fatto a riversare la colpa solo sul popolo. Sul distanziamento sociale non mantenuto, sulle mascherine, sulla movida e ora sul Natale dove è arrivato a rinnegare addirittura le sue usanze, le sue origini pretendendo che il popolo faccia lo stesso. Pena la responsabilità.
La chiesa dovrebbe intervenire e insegnare lui come riesce a rendere una messa con decine e decine di fedeli un momento spirituale e di raccoglimento bello senza essere necessariamente in pochi. 
Dovrebbe istruirlo sul fatto che il messaggio di Natale è che noi tutti non siamo mai soli, che è il giorno in cui si accende il fuoco dell'ospitalità in casa e la cordiale fiamma della carità nel cuore, che a Natale non importa cosa trovi sotto l'albero ma chi ci trovi intorno.
E invece, quello di cui più si preoccupa il Conte oggi è di cosa dovresti trovarci sotto l'albero e non intorno: i regali e dunque l'economia e il consumismo. Che per carità, mai come ora ne abbiamo bisogno, ma il rischio di trasformare una festa di raccoglimento e spiritualità solo in un carrozzone consumistico in cui i partecipanti si vedranno costretti a farsi gli auguri in teleconferenza e ricevere  regali acquistati su Amazon e spediti con il corriere magari vestito da Babbo Natale, è alle porte.
Ora, capisco la difficile situazione in cui ci troviamo e non avrei infierito sulle responsabilità se Conte non avesse fatto lo stesso nei confronti dei cittadini ma, mi chiedo, e chiedo al Presidente del Consiglio, non sarebbe bastato dire che per quanto il Natale sia un momento e un'occasione unica per ritrovarci tutti insieme è opportuno da parte nostra un ennesimo sforzo e invitare i cittadini solo a non creare pericolosi assembramenti alla cena di Natale e durante tutto il periodo festivo? Senza aggiungere altro. Risparmiandosi così quell'infelice battuta e ottenendo comunque il risultato sperato. Ma forse il suo obbiettivo era un altro e a qualcuno ancora sfugge.
CPB

sabato 16 maggio 2020

Il complotto? Una vecchia storia. Ma si è sempre trattato di false teorie?


La storia del complottismo è storia antica. Risale agli anni della rivoluzione Francese e a quelli a seguire. Se non prima. 

Dopo la decapitazione di Luigi XVI, per combattere i nemici della Francia i giacobini adottarono misure drastiche per chi dissentiva. Molti furono accusati di complotto e ghigliottinati. Si parla di 40.000 vittime. Una guerra tra le parti a colpi di cospirazioni, complotti e ghigliottina. Da un lato Robespierre e i rivoluzionari, dall'altra il clero e la monarchia. L'accusa di cospirazione e complotto venne usata con grande successo per convincere l'opinione pubblica della colpevolezza o falsità dell'avversario. Probabilmente i primi a farne uso furono proprio i rivoluzionari con a capo Robespierre che ne fu poi anche vittima. Un momento storico buio per l'intera umanità che riscopre però, tra le poche cose, l'utilità politica del complotto, la forza psicologica che un complotto ben architettato poteva avere sulle masse . 

In fondo anche lo stesso Umberto Eco ci fece notare come spesso i complotti, pur mostrandosi come spiegazioni invise ai potenti, siano essi stessi uno strumento di potere utilizzato per screditare i nemici politici o creare un capro espiatorio, come fece il regime nazista grazie ai Protocolli dei Savi di Sion, o Nerone che incolpò i cristiani del grande incendio di Roma. Il complotto come mezzo volto a screditare gli avversari ideologici.

Ma i complotti sono sempre bufale? Purtroppo no.

“Cosa nostra” per esempio. Un organizzazione criminale che fu definita per anni, dagli stessi mafiosi naturalmente, come un complotto contro gli italiani (mafia in USA). Esistenza poi rivelata dal pentito Joe Valachi nel 1963.

Altro esempio fu l'operazione Paperclip con il siero della verità. CIA ed ex scienziati nazisti, negli anni '50, somministravano LSD e altre droghe su vittime inconsapevoli per il controllo delle menti. L'esistenza di questa operazione venne poi svelata dai comitati di ricerca presidenziale e del Congresso nel 1975.

L'operazione Northwoods. Un piano della CIA per simulare atti di terrorismo per incolpare Cuba al fine di incoraggiare il supporto popolare a una guerra. Teoria considerata un complotto fino a quando James Bamford rese pubblici documenti dell'Agenzia della Sicurezza Nazionale Americana che ne comprovarono la verità.

Lo studio sulla sifilide non curata nella popolazione maschile nera in Alabama. Teoria sempre negata fino a quando il presidente Clinton nel 1994 chiese ufficialmente scusa.

E per tornare in Italia, l'operazione Gladio, una struttura coperta dalla Nato che aveva lo scopo di contrastare l'influenza comunista in tutta Europa. Allora era da molti ritenuta leggenda fino a quando Giulio Andreotti, l'allora capo del governo, ne rivelò l'esistenza. Natale Questo solo per fare alcuni esempi. 

Se ne deduce che gridare al complotto, a volte, diventa uno strumento per respingere quelle che sono di fatto accuse sostanziali e ben dimostrate. Quello che si sta assistendo oggi, dopo la globalizzazione, l'avvento di internet e la digitalizzazione di ogni fatto e di tutta l'informazione, è qualcosa di nuovo. Si è passati dalla necessità di nascondere o di fare chiarezza, per dimostrare l'inesistenza di un qualsiasi complotto, a quella di creare un complotto su quelli che loro chiamano complottisti. Senza fare alcuna differenza tra un terrapiattista e un ambientalista o un no global e un no vax, si confezionano critiche capaci di screditare chi giustamente pone dubbi o perplessità su fatti già accaduti o in via di evoluzione.

E' il caso del covid19 e del vaccino, per tornare al presente, di Bill Gates, Melinda e del OMS. Neanche le parole del filantropo, convinto che il mondo intero debba vaccinarsi per tornare alla normalità, e i suoi enormi conflitti di interesse (Al pari di uno Stato, ha “investito” milioni di euro nel OMS e poi come socio in alcune delle più importanti case farmaceutiche), riescono a scalfire la credenza di molti che anche qui siamo di fronte all'ennesimo complotto. 
Si cercano bufale, anche poco attinenti ai tanti dubbi, che possano confondere "l'avversario" ideologico o semplicemente ridicolizzare mettendo sullo stesso piano, come dicevo qualche riga più su, no vax e terrapiattisti, è una tecnica che funziona sulla psicologia di massa ma è anche un grande errore che rischia di mettere l'umanità in cattive mani. Così come è pericoloso credere ciecamente solo all'informazione tradizionale che recita a gran voce si essere la sola informazione seria ma ha dimostrato più e più volte di non esserlo.

I complotti esistono, questo è un dato di fatto, e le bufale pure. Ciò che forse dobbiamo aver ben chiaro però, è che questi esistono per entrambi gli avversari ideologici e la storia ci insegna che a volte la realtà supera il complotto tanto odiato. Odiato soprattutto quando ci rifiutiamo di credere alle assurdità di cui è capace l'essere umano. Proprio come l'olocausto, negato durante tutta la seconda guerra mondiale.






Vaccini: più scienza meno natura. Benvenuti nel futuro!


Mentre il covid19 pare sia già in ritirata con il caldo alle porte, i grandi della terra spingono in tutta fretta nella realizzazione di un vaccino che probabilmente dimostrerà, come tutti quelli influenzali, la sua inutilità. Ma poco importa, l'importante è mettere in funzione la macchina del terrore (tra l'altro mai come in questa occasione così ben impostata) e poi quella della salvezza. E tutto questo alla luce del sole e non in tutta segretezza come carbonari. Cose d'altri tempi. L'opinione pubblica è importante e nulla di più che atti ufficiali come una telefonata tra Bill Gates e il Presidente del Consiglio - o la donazione per la produzione di un eventuale vaccino - può convincerla che questa è la strada da percorrere.
Già, questa strada, quella di imbottirci di pasticche e vaccini per rimettere in salute il pianeta, come afferma il filantropo. Non quella di combattere l'inquinamento, di spingere su un'educazione all'acquisto eliminando cose inutili, alimentazione sana, smetterla di mangiare qualsiasi cosa si muova sul pianeta o più semplicemente proibire il fumo che solo in italia fa 80.000 morti l'anno. Avete capito bene, 80.000, che fanno il triplo del covid ogni anno e a cui non servirebbe nessun vaccino ma un semplice divieto. Eppure no, facciamo campagne di sensibilizzazione ma nessun divieto, Stato e multinazionali perderebbero troppo denaro, così come ne perderebbero con il ridurre l'inquinamento o nell'insegnarci a non comprare cose inutili.
Sì perché pare che le scelte vadano sempre in questa direzione, curare ma guadagnandoci sopra e sulla pelle degli individui. Per cui è più facile obbligare l'assunzione di un vaccino che proibire e ridurre tutto il resto.
Benvenuti nel futuro dunque, un futuro fatto sempre più di scienza e meno di natura. E sempre con la scienza ora sono pronti a salvarci da un virus che probabilmente tra qualche giorno non sarà più lo stesso perché, come affermano molti virologi di fama internazionale, muta in continuazione. E non sono teorie solo di chi “non ce l'ha fatta”, e non sono complotti che ormai molti vedono da per tutto. Però siamo tutti pronti ad ascoltare Bill Gates che chiama i grandi della terra e come un vero premio nobel della scienza afferma che nessuno è immune, nessuno può uccidere il virus da solo e soltanto i vaccini salveranno il mondo dimenticando, o forse meglio evitando, di raccontare che in passato altri virus dello stesso ceppo sono spariti da soli. A no, scusate, questa è roba nuova, anche se proveniente dal vecchio. Ma guarda caso sta facendo lo stesso percorso.
Gates si comporta come uno uno psicopatico, uno di quelli terrorizzati anche da acari e germi, uno di quelli che si lava 5 volte al giorno con shampo e doccia schiuma convinto che questo sia sano (come molti di noi in fondo, forse per questo gli viene dato tanto credito). 
Le sue ansie prima le ha trasmesse a noi attraverso conferenze cominciate qualche anno fa e ora, alla prima occasione, si lancia in investimenti che oltre a tranquillizzarle, fruttano danaro facile e il tutto facendolo passare per un bene pubblico globale del 21° secolo dove il signor Gates vuole assolutamente partecipare perché grande momento storico. Un occasione unica. Manie di grandezza?
Probabilmente spingerà perché questo vaccino sul covid19, se mai ci sarà, venga distribuito gratuitamente, ma non illudetevi. Tecniche di marketing per fidarci di lui, per avere un grande consenso e convincere tutti che l'essere umano del futuro non può sopravvivere senza vaccini. 
Ci chiediamo ancora come abbia fatto l'umanità senza fino ad oggi. Forse credevamo più semplicemente che la morte facesse parte della normale esistenza mentre ora facciamo sempre più fatica ad accettarla? Sogniamo l'immortalità? Beh, vi do una cattiva notizia: non la conquisteremo mai con il vaccino, tranne Bill Gates e Melinda che la storia li ricorderà per questo ed altro.

#coronavirus, #covid19, #billgates #vaccino

domenica 21 luglio 2019

Rock&Bel Rurale Festival di Carcente

Tra l'incantevole scorcio di lago, adagiato su un prato, a ridosso di una vecchia casa in pietra, e.. l'abbraccio del bosco... l'umida brezza della sera sprofonda nella Musica in un ritorno alle origini come occasione di libertà e bellezza. 
E' qui, alla Casa Rurale di Carcente, che il 13 luglio 2019 Vi aspettano nella loro disponibilità originale:
I giovanissimi Zenit, dalle influenze softrock mosse dal brio della loro tensione musicale,
i giovani e grintosi Smokin' Crickets al loro esordio come nuova formazione musicale,
i vitali, coinvolgenti ed ispirati musicisti dei CiuciaKamarononè, nel turbinio della loro musica,
I vulcanici e psichedelici Bengala ,e i folck rockers, tra ironia e profondità, 7grani.

Un viaggio tra chi viene da più vicino e chi viene da più lontano, un incontro aperto tra generi e generazioni differenti, in cui i musicisti gratuitamente mettono a disposizione la loro passione per la musica condividendola con il pubblico in un consolidato legame, frutto delle passate edizioni.
I musicisti che interverranno ci porteranno nel loro mondo musicale portando il loro repertorio di brani originali e di cover che avvolgerà i presenti in un'atmosfera naturale suggestiva e memorabile.

OTER SPACES - DAL MACRO AL MICROPer tutto il Festival, la Casa Rurale sarà aperta all'arte di Valentina Benvegnù in uno scenario in cui l'immagine figurativa presente ci condurrà "dal cosmico al cellulare ", perchè, come afferma l'artista : "la vita e' esperienza, esplorazione, esperimento verso la nostra personale evoluzione, la meraviglia e lo stupore del “distante” e dell' ”ignoto” che vibrano all'interno di noi stessi poiché sono concetti già presenti in ognuno."

martedì 27 giugno 2017

SAN SIRO (CO): negligenze in Provincia e affare Greno Power

Mi ero ripromesso di non tornare più sull’argomento strada Breglia-Carcente, poiché tutto era stato svelato e il cittadino informato di quanto stava accadendo a riguardo. 
Inoltre avevo volontariamente evitato di parlare della società Greno Power e del progetto di captazione acque del Greno per la rimessa in funzione dell’antica centrale idroelettrica in disuso da anni. Ma vivere a occhi aperti, in questo splendido territorio, è anche una condanna per chi da sempre pone al primo posto la salvaguardia dell’ambiente e l’interesse proprio della pluralità degli individui.  Potrei chiudere gli occhi come preferiscono fare in molti, oppure difendermi e difendere con l’unica arma che possiedo: la parola. Decido per la seconda opzione.
Certo, non è molto e nulla può contro le autorizzazioni, le concessioni e i provvedimenti che pare cadano dal cielo come pioggia radioattiva, eppure io difendo, e parlo e scrivo e denuncio azioni perpetrate da Tizio e Caio nei confronti dell’ambiente e dei cittadini. 
E’ solo un modo per sottrarre il mio nome alle zozze storie di abusi di questo paese? Forse. Chi non si oppone è complice.
La storia che sto per raccontarvi è certamente una delle tante che affligge l’Italia, la Lombardia e nel caso specifico il lago di Como. Luogo incantato, dai mille torrenti che in lui si riversano da millenni dando origine a uno degli spettacoli più belli al mondo.  Eppure, della bellezza, c’è chi se ne frega. Forse perché incapace di riconoscerne la forza e la capacità che ha nel rigenerare l’uomo e restituire sempre un equilibrio tra lui e l’ambiente, perchè osserva con occhi torbidi:
Se contemplo un bosco che intendo acquistare, affittare o ipotecare, in cui voglio far legna o andare a caccia, io non vedo il bosco ma solo le sue relazioni con il mio volere, con i miei piani, con le mie preoccupazioni e il mio protafoglio. Ma se non me ne aspetto alcunché, se mi limito a guardare spensieratamente nella sua verde profondità, ecco che esso è il bosco, è natura è creazione vegetale, è bello.
Hermann Hesse da Il mio credo
Questa è la prima e vera risorsa di un territorio!
Bisognerebbe farlo sapere anche alla responsabile Servizio Risorse Territoriali della Provincia di Como che pare ami concedere autorizzazioni per la captazione e derivazione dell’acqua per uso idroelettrico per ogni richiesta senza troppa attenzione. E non mi riferisco solo a doverose perlustrazioni accurate del luogo per costatare una fattibilità geologica conforme. Ci si può fermare molto prima per accorgersi con quanta superficialità si redigono atti, pubblicazioni e concessioni in quegli uffici.
Per farvi un esempio, sempre riguardo al Greno, voglio riportare qui parte della pubblicazione fatta dalla Provincia sul bollettino ufficiale di mercoledì 25 gennaio 2012.
Il bollettino (scaricatevi il PDF se vi va) rende noto che:

La dott. sa Paola Bassoli, responsabile del Servizio Risorse Territoriali
(Settore Ecologia e Ambiente) della Provincia di Como,
Autorità competente per l’istruttoria e il rilascio del provvedimento
di concessione,
RENDE NOTO
che la sig.ra Tania Garbo (c.f. TNA79R60L319W) ha presentato
domanda il 18 maggio 2011, integrata il 10 novembre 2011,
rispettivamente agli atti prot. n. 25221 e n. 49938, per ottenere la
concessione di derivazione di acqua, ad uso idroelettrico, dal
torrente Greno in comune di San Siro (CO).

Sembrerebbe tutto regolare sennonché, a una più accurata attenzione, ci si accorge dell’inesistenza della signora Tania Garbo. La risposta sta tutta nel codice fiscale che presenta 13 caratteri invece che 16 come dovrebbe avere. Chi è dunque questa Tania Garbo, privata cittadina, che prima della Greno Power fa una simile richiesta? Si tratta di un errore o che cosa?
Questo per mettervi al corrente che forse alla Provincia i controlli sulle domande e pubblicazioni sembrano zoppicare, figuratevi su tutto il resto. Insomma: responsabili irresponsabili? E intanto i lupi ballano ottenendo concessioni facili e scarse di controlli.
E’ il caso di Greno Power, società a responsabilità limitata che tra i soci fondatori vede niente meno che sindaco e vice sindaco del comune di San Siro (CO). Società nata per l’occasione chiamata energia rinnovabile. Società che, dopo aver espropriato i terreni ai cittadini di San Siro (senza preavviso alcuno), con l’approvazione di una Provincia distratta e aver ottenuto tutti i benefici (e parlo di certificati verdi, finanziamenti e via dicendo) che il sigillo dichiarazione di pubblica utilità, urgenza e indifferibilità dell’opera permette (decreto n° 25 del 30 ottobre 2015), società, dicevo, che dopo aver fatto tutto questo, senza pudore alcuno, i soci fondatori decidono di vendere ad acquirenti che si ritrovano tra le mani il pacchetto completo bello e pronto.  Direi un buon affare per la Greno Power, un po’ meno per i cittadini che hanno creduto al loro sindaco e che forse continuano a farlo.
E non ho alcuna intenzione di star qui ora a raccontarvi delle complicazioni ecologiche e ambientali che centinaia di piccole centrali possono favorire sul territorio, della scarsa potenza di kilowatt che riescono a produrre e dell’irrisoria percentuale dei proventi destinata al comune. Ne ho già fatto cenno in un precedente articolo sulla centrale che la Rinnovabili Service s.r.l andrà ad attivare a Cremia, a pochi chilometri da San Siro.
Ma torniamo a San Siro, appunto. Dopo tutte queste belle parole vi starete chiedendo cosa c’entra la Breglia-Carcente in tutto questo, tragedia locale (e non solo) che ho volutamente citato all’incipit dell’articolo.
Forse nulla, ma non tutti sanno che quella bella e nuova strada, fortemente voluta dai sindaci dei comuni coinvolti, attraversa terreni adiacenti alla futura centrale. Una casualità? Lo lascio decidere a voi.

mercoledì 12 ottobre 2016

Save the Children:opportunità di crescita per le ragazze, Italia tra i primi 10 paesi al mondo. Analisi delle contraddizioni



Save the Children, in occasione della giornata internazionale delle bambine e delle ragazze, ha analizzato le opportunità di crescita e sviluppo delle bimbe in 144 Paesi. Una classifica dei paesi dove nascere femmina è un vantaggio. La cosa sorprendente è che l’Italia è stata inserita tra i primi 30 paesi, esattamente alla 10° posizione. Davanti a paesi come la Francia, la Gran Bretagna, Germania, Spagna. I criteri utilizzati sono: spose minorenni, gravidanze adolescenziali, mortalità materna, parlamentari donne (rispetto agli uomini), istruzione.
Classifica che la dice lunga sulle donne italiane, e in parte sul nostro paese da molti considerato come patriarcale.  Se è pur vero che si tratta di un sondaggio rivolto all’infanzia e non alle donne adulte, è altrettanto vero che l’infanzia è di vitale importanza nel processo di formazione in un individuo.
Ragion per cui è dato presupporre che le donne del nostro paese siano persone con una quantomeno più che buona personalità. Non possiamo dire lo stesso degli uomini considerato il crescente femminicidio perpetrato contro le donne.  Se analizziamo questi due fattori, femminicidio e patriarcale, tenendo  in considerazione le opportunità di crescita e la classifica di Save the Cildren, non possiamo non percepire una contraddizione per ciò che riguarda l’Italia. Eppure, osando in un’analisi più approfondita, si potrebbe arrivare alla conclusione che i fattori abbiano una connessione tra loro.
La più semplice da individuare la troviamo nella parola patriarcale; relativa al capo famiglia, all’anziano maschio che governa la famiglia. E poiché nella nostra cultura la famiglia è importante e le donne, già dalla tenera età, sono fondamentali per una buona gestione e successo, si spiega l’opportunità di crescita quasi pretesa, dal padre così come dalla madre.
Femminicidio; non facile da spiegare, da comprendere e impossibile da accettare. Una ferita sempre aperta nel nostro paese, difficile da debellare fin quando si avrà l’idea che amore significhi possesso.
Mi azzardo però a esaminare ed esporvi un mio pensiero a riguardo, che va oltre l’ottusa gelosia che, nella maggior parte dei casi, è movente di femminicidio. La forza e l’indipendenza femminile, l’intelligenza, la cultura e la maturità precoce sono gli effetti ottenuti con una giusta opportunità di crescita. L’uomo medio impreparato oggi difficilmente le regge, quello arretrato reagisce con la forza.
Arrivo alla conclusione che festeggiare le donne, imporre quote rosa o semplicemente concentrare tutte le nostre attenzioni, tutti i nostri sforzi per elogiare e difendere la donna sia relativamente utile, per quanto affascinante. Per assurdo è sull’uomo che dovremmo concentrarci e sulla sua opportunità di crescita e sviluppo, se realmente vogliamo difendere le donne.

martedì 11 ottobre 2016

Bracconaggio: in Italia 8 milioni di volatili uccisi ogni anno. Primato che tocca anche il Lago di Como mentre il controllo sul bracconaggio della provincia è a rischio



In Italia ogni anno vengono uccisi illegalmente otto milioni di volatili. I dati sono stati diffusi dal Wwf in occasione delle giornate oasi aperte del 2 ottobre scorso. Aquile, cicogne, falchi, civette, gufi o il rarissimo ibis eremita, sono vittime di un bracconaggio made in Italy che coinvolge tutta la penisola. Nelle valli bresciane si catturano i passeriformi; nelle isole di Ischia e Procida si aspetta il periodo di migrazione per sparare a milioni di piccoli volatili; nelle isole Pontine si spara ai delfini; lungo l’Appennino tosco-emiliano ai lupi e ai rapaci, in Sardegna tocca ai cervi e ai passeriformi. Nello Stretto di Messina, attraversato ogni anno da 30-45mila uccelli migratori, non è stata ancora debellata completamente l’uccisione illegale di rapaci, cicogne, gru. Mentre lungo le coste sarde e nel Canale di Sicilia si pesca illegalmente il pesce spada.
Secondo i dati della BirdLife International sono 25 milioni i volatili catturati o uccisi ogni anno nella regione del Mediterraneo, E indovinate un po’ quale paese resta saldamente in cima alla classifica? L’Italia naturalmente, con un bracconaggio che varia dai 3,4 ai 7,8 milioni di uccelli, poi c’è l’Egitto (tra i 700mila e i 10,6 milioni), e la Siria (tra i 2,9 e i 4,9 milioni). 
L’Italia, da ponte naturale tra Europa e Africa per rotte migratorie, si trasforma così in trappola mortale, anche per i volatili che qui hanno casa.
Perfino il Lago di Como e le sue splendide montagne sono una trappola. Passeriformi, cervi, cinghiali, e aquile sono prede dei più perfidi bracconieri.
Evitando di raccontare la macabra fine dei cervi e dei cinghiali che qui finiscono nelle cucine dei ristoranti, del bracconaggio notturno che sento nell’eco di colpi d’arma da fuoco che giunge dalla valle, mi soffermo sulle aquile.
E’ storia recente quella di un’aquila reale ritrovata impallinata nella Riserva Naturale del Lago di Piano. L’animale, con un’età stimata intorno ai dieci anni, oltre a presentare ferite da arma da caccia, appariva denutrito e con un inizio di pododermatite, una patologia che colpisce le zampe degli uccelli, in particolare quelli tenuti in gabbia. Dettaglio che fa presupporre che sia stato detenuto in cattività fino alla denutrizione.
Dopo la riabilitazione, l’animale, ormai non più in grado di tornare alla vita libera, ha trovato accoglienza presso l’Oasi di Sant’Alessio a Pavia, un parco faunistico dotato di grandi voliere adatte ai rapaci. L’aquila reale ha così perso la magia del volo e passerà il resto dell’esistenza in una voliera, mentre noi, con le valli e il territorio, perdiamo.

Tutto questo accade mentre nella provincia di Como il servizio di controllo bracconaggio è a rischio. Con lo smembramento delle province i ventinove agenti di vigilanza saranno costretti a migrare lasciando scoperto il controllo del territorio. Dopo trent’anni di attività ittico venatoria, gli agenti si ritroveranno a fare i vigili in qualche comune mentre la flora e la fauna perdono un servizio fondamentale. Con il pasticcio delle province, la paradossale e assurda situazione degli accorpamenti ha prodotto una drastica diminuzione dei già irrisori controlli sul bracconaggio effettuati dai pochissimi uomini a disposizione su un vasto territorio. E i bracconieri esultano!  

lunedì 10 ottobre 2016

Isis: decreto contro i gatti, inizia lo sterminio a Mousul



A Mousul l'Isis vieta la presenza di gatti nelle case. L’organizzazione terroristica ha emesso un decreto di legge islamica contro la presenza dei gatti all'interno delle case. Secondo L’Isis i gatti andrebbero contro la visione l'ideologia e le credenze jihadiste. La nuova legge ordina la loro uccisione e promette di non fare sconti a nessuno.
Il nuovo delirio dell’organizzazione terroristica è servito.  Una legge che va contro ogni logica, addirittura contro lo stesso islam, a dimostrazione che l’Isis poco a che a vedere con la vera religione islamica. Unica consolazione per chi da sempre si è battuto contro l’islamofobia. L'Islam, infatti, considera i gatti animali puri e persino benedetti.   
E allora perché questa disgustosa mossa a sorpresa contro i gatti quando fino a poco tempo fa gli stessi soldati dell’Isis pubblicavano foto in compagnia dei teneri animali sui loro profili social? Che forse la tattica della tenerezza verso gli animali e l’odio verso gli uomini infedeli hanno smesso di produrre consensi? Non crediamo che l’uccisione di gatti possa mai creare consensi, al contrario. La rabbia di chi ama questi teneri animali e gli animali in generale, di fronte a notizie del genere, non può che esplodere in parole di condanna verso questi carnefici a tutto tondo.
Ciò che si vuole uccidere è la sensibilità dei loro concittadini, di quelli che ancora sanno amare, per sostituirla con l’odio. E non solo, ha tutto l’aspetto di un’ennesima azione contro l’occidente. Mentre in occidente si attuano leggi per i diritti e la tutela degli animali, a Mousul si uccidono per legge. Un modo come un altro per attaccare i nostri valori, le nostre conquiste, che non sono certamente quelle dell’umanità intera, ma che aprono varchi verso un mondo migliore? Sì, forse per noi, ma chi come loro è contrario e si batte perché ciò non avvenga, a tal punto da contraddire le parole di Maometto su cui si fonda tutta la loro azione, non conosce scrupoli.
Già dimostrato con la cultura abbattendo monumenti storici e ottenendo così l’aspro dissenso del nemico, ora è la volta degli animali, di quelli domestici, dei nostri più teneri amici che solo in Europa occupano il 60% delle abitazioni, secondo le statistiche.
Insomma, duecento milioni di animali domestici nella sola Europa pare abbiano fatto impressione a quelli dell’Isis, tanto da decretarne uno sterminio in casa loro per il semplice gusto della ripicca.